Premio Limina 2011 - Miglior traduzione in lingua italiana
La motivazione del premio:
«Per la complessità e la solidità teorica di un volume che riassume una proposta teorica di grande spessore – la teoria dell’impronta – capace di muoversi agilmente tra teoria del film e psicoanalisi, senza disperdersi nei rivoli dell’interpretazione arbitraria. Il lavoro pluriennale di Barbara Le Maître intorno ai rapporti tra cinema e fotografia ci costringe a tornare a riflettere sulla quintessenza del dispositivo cinematografico e contemporaneamente renderci conto delle operazioni più raffinate compiute dagli artisti che la regista analizza, da Chris Marker a Jean Eustache, da Atom Egoyan a Johan Van Der Keuken. [Questo premio] conferma Kaplan come casa editrice di riferimento per le traduzioni italiane di film studies stranieri».
CUC - Consulta Universitaria del Cinema (Udine, 2011)
L'impronta.
Tutti abbiamo provato una sorta di smarrimento dell’identificazione all’apparizione di una fotografia sullo schermo: immagine fissa, visione sospesa che all’improvviso denuncia il movimento cinematografico e lo riporta alla sua componente elementare, alla sua materia prima, al suo illusionismo. Per cogliere il tipo di relazione che si stabilisce tra cinema e fotografia in gioco in alcuni film di Chris Marker, Atom Egoyan, Jean Eustache e Johan van der Keuken, l’autrice torna alle fonti dell’affezione che ci lega alle immagini, cioè a quella fabbrica del desiderio di cui Freud ha analizzato i meccanismi rilevandovi l’importanza della mancanza e dell’impronta.