Simone Moraldi, «Cinemavvenire.it»
«Ecco il cinema postmoderno, un universo linguistico che […] ci appare un mondo funny, spensierato e giocoso, caratterizzato da un approccio molto libero a vari livelli nei quali si articola l’estetica delle modalità di rappresentazione cinematografica.
Dal tono, a metà strada tra l’ironico e il burlesco, al rapporto con la tradizione di un secolo di cinema che, pur in tutto il suo peso sembra, per contro, aver scatenato una profonda irriverenza e una gran voglia di mettere i baffi alle varie Gioconde della classicità e della modernità; un universo espressivo in cui la natura performativa, il Materazzi che si fa attore da decifrare negli occhi del pubblico-Barthez, è passaggio essenziale e chiave di lettura più feconda con la quale accostarsi a questa nuova e instabile atmosfera del cinema.
L’analisi di questo oggetto è resa in tutta la sua orizzontale complessità nell’ultima pubblicazione italiana del Professor Laurent Jullier, ordinario di Estetica alla Sorbonne di Parigi, dal titolo Il cinema postmoderno. Titolo ovvio per un saggio che di ovvio ha ben poco, considerando la levatura accademica dell’autore: Il cinema postmoderno risulta non soltanto un libro accessibile a varie tipologie di pubblico, finanche lettori più o meno occasionali (anche se un’infarinatura di teoria del cinema è sempre uno strumento in più per un accesso più fecondo), ma anche un libro leggero, dalla confortante verbosità, finanche ciarliero, quando l’autore si lascia andare a lazzi e "cadute di tono". Basti la metafora calcistica, che tradisce leggerezza nell’eloquio, ma soprattutto l’intento divulgativo, romanzesco, nel tentativo di esibire nozioni di natura teorica attraverso un linguaggio ordinario e spigliato».
Simone Moraldi, «Cinemavvenire.it»