Giacomo Gentilomo, cineasta popolare
utore di oltre trenta film, appartenenti ai più disparati generi del cinema popolare, dalla commedia al melodramma, dall’avventuroso al mitologico, Giacomo Gentilomo (Trieste 1909 – Roma 2001) è stato per lungo tempo un regista trascurato e dimenticato. A questo esito ha contribuito forse anche la scelta da lui compiuta a metà degli anni Sessanta di abbandonare il cinema per dedicarsi alla pittura, chiudendosi in un impenetrabile silenzio.
Il ritrovamento a metà degli anni Ottanta di una copia del suo film più compiuto e significativo, al quale egli stesso era molto affezionato, ’O sole mio! (1945), ripropose all’attenzione il suo lavoro, ma fu un bagliore di breve durata, circoscritto a pochi cultori. Mario Monicelli, che alla sua scuola si è formato, in una affettuosa e riconoscente testimonianza qui contenuta, esprime il suo rammarico per questa condizione di oblio in cui il regista è stato relegato: «È un vero dispiacere che di Gentilomo oggi si parli poco: il suo cinema aveva molti tratti di riconosciuta rilevanza e andrebbe riscoperto».
A partire dalle sue Idee sul cinematografo, un sorprendente scritto giovanile, i contributi critici di questo volume cercano di gettare un rinnovato fascio di luce su questa figura di cineasta popolare che la storiografia ha tenuto in penombra.