Andrea Bellavita, «labelmaq.com»
Che le forme audiovisive che commentano, accompagnano e dialogano con i brani di musica pop – i music video: guai a chiamarli “solo” videoclip! – siano uno dei prodotti più interessanti della contemporaneità ormai sono in pochi a dubitarlo. Simone Arcagni e Alessandro Amaducci affrontano la questione con attenzione, profondità e una rara immediatezza, in un libro che si fa leggere con la rapidità e la partecipazione di quei famosi “quindici minuti” che Warhol prometteva a chiunque: in fatto di musica e celebrità. La loro, i due autori se la dividono in base alle specifiche competenze: Arcagni, che è uomo e critico di cinema, prepara il terreno nella prima parte, tracciando una storia fenomenologica del music video, che si concentra soprattutto sui confini – con il cinema essenzialmente, ma anche con la cultura pop e postmoderna. […] Amaducci, che è studioso e performer di videoarte, si occupa invece delle relazioni tra music video e arte contemporanea, con un’esauriente rassegna di debiti, prestiti e ibridazioni: tra nomi noti e notissimi – Robert Cahen, Nam June Paik, il duo Cunninham-Gondry – e piccole scoperte – almeno per i non addetti ai lavori –, si parla di videoarte, videodanza, musica elettronica e forme sperimentali».