Dal post-moderno al post-cinema

A cura di Giovanni Spagnoletti

€ 24,00

  • pp. 192, 18 immagini in b/n
  • 24-25, 2009
  • ISBN: 978-88-89908-34-1

Dal post-moderno al post-cinema

«Un dibattito che da oltre vent’anni, ormai si coagula intorno a termini noti (e, a volte, persino triti), come il cinema americano degli anni ’80 e ’90, quello tout court spettacolare, l’action movie e gli effetti speciali digitali; oppure le teorie sullo spettatore e la percezione. Di contro troviamo prese di posizione parziali, sviluppatesi, per esempio, riguardo al nodo del rapporto con il video e la televisione, sulla sperimentazione e il cinema d’avanguardia, sulla Feminist Film Theory, il tema del corpo e così via.
Da più parti inoltre si parla o si invoca la fine del postmoderno, del suo superamento: in fin dei conti, questa “non chiusura” del problema è stato un banco di prova importante per risvegliare l’attenzione sul cinema contemporaneo e sulla sua (non)teoria.
[...] Il termine postmoderno ha dunque fatto emergere l’esigenza di una prospettiva “post-cinema” la quale ha portato ovviamente a spaccature e sguardi mutevoli e che però, soprattutto in Italia, è stato un po’ logorato da due atteggiamenti opposti ma altrettanto controproducenti: da una parte un uso leggero e “modaiolo” del termine, venuto ad assumere una sorta di significato valido e utilizzabile “per tutte le stagioni”; dall’altra una altrettanto “leggera” negazione di ogni valore, come se ci si dovesse schierare sulla parola piuttosto che sui concetti che si stavano elaborando intorno a questo nodo teorico. Una storia quindi fatta anche di incomprensioni e preconcetti e non facilitata dal fatto che alcuni dei testi più significativi sul tema nei decenni scorsi non siano mai usciti da noi [...].
A questo punto come rivista ci è parso opportuno, in un’aria di stanca e di sostanziale “smantellamento” del problema, riprendere alcuni termini del discorso, interrogarsi sui cambiamenti, cercare di affrontare l’hic et nunc teorico, a partire innanzitutto da un sano vaglio critico, con l’atteggiamento di un’analisi spregiudicata e capace di guardare il presente, desiderosa di scorgere germi di novità e di storicizzare quanto avvenuto. Attraverso un taglio metodologico che osserva e che vuole ribadire l’intenzione)».
Giovanni Spagnoletti, Simone Arcagni